Uomo politico, oratore e
scrittore latino. Figlio di Lucio Aurelio Aviano Simmaco, mostrò presto
le sue doti oratorie, componendo in gioventù due panegirici per
Valentiniano I e uno per il cesare Graziano, suo figlio. Nel 373 fu nominato
proconsole d'Africa divenendo, dieci anni più tardi, senatore. Deciso
difensore del paganesimo e della tradizione romana, sostenne un'animata polemica
con sant'Ambrogio, contrario alla ricollocazione nella Curia dell'ara della dea
Vittoria. Nel 384 divenne
prefectus urbi e nel 391 fu nominato console.
Tra le opere da lui redatte ci sono pervenute: cinque orazioni incomplete; 49
relationes ufficiali, tra le quali, la terza, quella pronunciata in
occasione della polemica con sant'Ambrogio; dieci libri di lettere, simili a
quelli redatti da Plinio, nei quali è possibile ritrovare informazioni di
vario genere su avvenimenti e personaggi suoi contemporanei (come in Plinio,
anche nelle raccolte delle lettere di
S. il decimo libro è
dedicato alla corrispondenza con gli imperatori).
S. è inoltre
ricordato per la sua
recensio del testo di Livio (340 - dopo il 402).